Recensioni

Smallville (2001-2011) Il Gran finale commerciale

Sta giungendo al termine una delle serie più controverse della tv, quella di Smallville. Sono sempre stato un amante delle saghe di Superman sia quelle cinematografiche con Marlon Brando e Christopher Reeve che quelle televisive comprese quelle anni 50 interpretate dal cicciottello George Reeves. Le avventure del nostro eroe in calzamaglia sembravano essersi definitivamente concluse nel 1997 con la fine del serial Lois e Clark le nuovo avventure di Superman, brillante ed ironica serie interpretata dalla “casalinga disperata “Teri Hatcher e dal televisivo  Dean Cain. Ho detto bene, sembrava perché nel 2001 il network The WB(successivamente The CW)  già padre del teen drama cult Dawson’s creek ha prodotto per mano di  Alfred Gough e Miles Millar la prima stagione di Smallville, una serie ambientata ai tempi nostri in cui il giovane Clark ancora non è diventato Superman: tutte le sue avventure adolescenziali … tipiche da teenager, tra storie d’amore e mostri mutanti da combattere. La prima serie si evolve proprio così: c’è il cattivo di turno, che ovviamente Clark combatte e la sua storia d’amore impossibile con Lana prima e con Lois dopo. E’ interessante però il Runner Plot, Clark Kent e Lex Luthor qui sono amici, sono cresciuti assieme … ma l’eccessiva curiosità  e superbia di Lex porterà ad un punto di rottura, qui la citazione di Brandon Routh  in Superman Returns ( Bryan Singer, 2006) è palese per rendere al meglio ciò che voglio dire: “L’uomo diventa padre e il padre diventa l’uomo!” Nel film di Singer viene detto in un contesto totalmente diverso ma qui serve per sottolineare il fatto che il sangue dei Luthor non si smentisce mai, poiché la cattiveria e l’arrivismo di Lionel si è riverserà sul figlio Lex; tanto che entrambi i personaggi usciranno di scena sul finale della settima stagione ma che rivedremo molto presto nell’ultimo atto della decima serie. Prima dicevo che si tratta di una serie controversa, vediamone il perché: Le prime 5 stagioni, sono troppo pulite, colorate, possiamo dire per bambini, ma dalla sesta serie in poi prende un aspetto più Dark più aggressivo rivolgendosi ad un target più adulto, una story-line più aggressiva che dura fino all’ottava(che per molti doveva essere l’ultima, tanto che alcuni produttori si sono ritirati dalla produzione) ma il successo commerciale ha portato al protrarsi della serie per altre due stagioni. Ovviamente quando una serie cade nel commerciale diventa pesante perché il brodo viene troppo allungato, insomma gli autori non sanno più che inventarsi tanto che per creare dei colpi di scena sono arrivati a far morire alcuni dei protagonisti principali come il fotografo Jimmy Olsen (da sempre presente in tutte le saghe di Superman) nel tormentato finale dell’ottava stagione. Ogni serie comprende 22 episodi, di cui solo 13 al massimo sviluppano quella sceneggiatura di base che copre l’interesse dei fan, il resto sono solo dei tappa buchi per coprire l’intera stagione televisiva da Settembre fino a Maggio pure per pagare il salario di Tom Welling (che per contratto guadagna 175.000 dollari a puntata) ma non quello degli altri protagonisti che in alcuni episodi proprio non compaiono (Lois compresa!). La decima serie dall’anteprime che ho potuto guardare su youtube, sembra comprendere sequenze davvero incisive, grandi ritorni e forse qualche addio definitivo …. uno senza altro ci sarà; quello di Smallville che chiuderà i battenti, con un degno traguardo ben 218 episodi realizzati di cui a mio avviso solo 130 sono degni di nota e un buon 50 eccezionali, concludo dicendo che vale davvero la pena vedere questo gran finale, sperando che finalmente inizi a volare e che diversamente dall’altre saghe cine-televisive la love story con Lois non naufraghi ma che continui magari con l’arrivo di qualche superfiglio … e poi chissà … da un finale così come può non uscir fuori un altro super spin off … sperando che non si dichiari in seguito un super flop …”Vola via Superman … e restaci … “per il bene della tua icona.

Gianluca Sia

Essere un Filmaker vuol dire, prima ancora di produrre, di avere un bisogno quasi fisiologico di conoscenza e di analisi multisfaccettata del mondo esplicito ed implicito che si cela aldilà del grande o piccolo schermo. Da questo nasce la mia passione, enfatizzata dal percorso di studi ed esplosa sia nel lavoro che nella vita sociale; ammetto di essere un po' nerd, ma mi piace l'idea di avere un peso sui miei amici per quanto riguarda la scelta del film o della serie TV che vale la pena guardare.