“Cosenza – New York e poi ritorno: il cinema di Gianluca Sia” By Renato Scatà
Gianluca Sia rientra di diritto nella sezione “Pazzi sperimentatori
del cinema di serie B (rivalutato)”.
Vicino, per scelta, al movimento (non ufficiale) dell’underground
italiano, per fare qualche esempio mi vengono in mente Nico
D’Alessandria (L’imperatore di Roma) e il Caligari di “Amore
Tossico”
e in contemporanea ai film sfornati dalla geniale e trashissima casa
di produzione americana “Troma” (Il vendicatore tossico, Tromeo
and
Juliet, ecc…).
Non fatevi ingannare dal montaggio o dalla qualità delle cineprese,
lui sa perfettamente quello che sta facendo e lo fa bene.
Sia, rappresenta la sperimentazione fuori da ogni schema, a volte ai
limiti del buon gusto per i palati più fini, ma comunque sempre
interessante da vedere e da scoprire.
I suoi lavori tendono quasi sempre all’americanizzazione di piccole
realtà della provincia calabrese (Cosenza, di solito!). Ospedali,
università del sud diventano ospedali e università del North Dakota o
del Connecticut, con problemi che però rimangono italianissimi. La sua
filmografia quindi vive in bilico tra il sogno (o l’omaggio?) alla
storia della serie tv americana e la sperimentazione italiana. Keep
Out nasce da questo modo di vedere il cinema allargando gli orizzonti
a più non posso, cercando di entrare in contatto con i generi più
disparati per creare “l’opera nuova”. In un certo senso è
stato ed è
tutt’ora il lavoro di ricerca di Tarantino, però in Gianluca troverete
l’analisi di una provincia (a tratti inedita) e soprattutto leggerete
sullo schermo la voglia di fare cinema “a tutti i costi”.
Per darvi una piccola idea del folle progetto “Keep Out”, vi dico
che
la città che sta al centro della storia (calistrica) è un miscuglio di
paesi calabresi.
Il resto scopritelo voi…